L'impegno letterario di Noé, per mezzo della lingua e di un lavoro
formale intenso, ha raffigurato (e trasfigurato) la realta vissuta,
talvolta superandola, per costruire uno spazio nuovo.
La natura stessa di questa antologia poetica, quarta in ordine
cronologico dopo “La sfinge”,”I puledri azzurri” e “Spogliato per la
seconda volta”, ce lo testimonia, proponendo ad ogni passo questa doppia
traccia di lettura: da una parte quella eminentemente letteraria,
poetica,dall'altra quella più strettamente politica, legata in
particolare alla testimonianza biografica dell'autore. La scansione dei
versi qui presentati è segnata da esili capitoletti recanti il titolo
"pantomima", una parola dal sapore antico e popolare, che farebbe
pensare al teatro spensierato dei saltimbanchi e dei burattini ,e
all'azione tragicomica della tradizione "disimpegnata" . Invece, dietro
ad accenni apparentemente innocui, sbuca fuori un’ arte rapace,torbida e
pestilenziale,che a buon diritto può essere inserita in tutto un filone
"nero" della tradizione europea ,che va dal "Marionettentheatter" di
Kleist al "Teatro della crudeltà" di Artaud, ed oltre. In questa realtà
angosciosa non c'è spazio per le "anime belle", ed anche i sentimenti,
specie quelli più fragili, vengono soffocati.
Sotto la superficie apparentemente tranquilla delle immagini si agita
qualcosa di inafferrabile, l'innquietudine dell'immobilità: le nature
morte, come percorse dalle scosse di un terremoto sotterraneo, si
crepano, esplodono, lasciando dietro di sé solo desolazione. Il
risultato di tutto ciò , completato dall'utilizzo di forme linguistiche
e prosodiche tanto contratte da apparire scarnificate,è un realtà
assente e straniata, come straniato (nel senso letterale) è Noé,un
nocchiero dal nome mitico,impegnato a trascinare il suo lettore oltre il
Lete:quello letterario e al tempo stesso,un inferno reale, situato
sull'altra sponda adriatica.
Questa è però anche la via che può far riguadagnare la realtà perduta. E
cosi la poesia, intonando un canto sommesso-l'ultima versione a una
storia disumanizzata-e muovendo col gesto discreto delle pantomima, dà
voce alla resistenza umana, e rinverdisce i legami con la vita: specie
quella più semplice,quella che osserva stupefatta le cose e ne coglie
framenti di verità. In questa nuova condizione , cosi difficilmente
conquistata , la contemplazione non è un privilegio,ma un tramite che
unisce tutti gli esseri e permette di salvarli; l'osservazione del regno
naturale diventa d'un tratto uno strumento per la percezione di sé
stessi e una a priori della conoscenza dal quale si parte per formulare
assiomi universali.E la natura parla di cose antichissime: Vento
sconosciuto:/Una nuova sinfonia /dirige il bosco./ Ed è un concerto
forte / per i vecchi alberi.. ( Vecchio bosco). Ma quando, strappato
alla dolcezza della sospensione contemplativa, il poeta si risveglia
-Svegliarsi/ in fondo / al precipizio./ Come sono pesanti /le ossa
.(Dopo un sogno ) -ecco che riprende il suo impegno fra gli uomini ,e
ricomincia a scavare con tono beffardo nelle contraddizion : Se
fioriscono /soltanto/ fiori/ amari/ come può essere / dolce/ il
miele?(Api). Gli hanno tagliato le mani./Poi /gli hanno dato/una
bacchetta /per dirigere/Verdi.(Monco).Si riaprono così , in squarci
improvvisi,dilemi eterni come la condizione umana nella storia, il
rapporto fra l'intellettuale e il potere, i limiti dell' azione libera e
consapevole in uno stato che ammette solo le verità ufficiali e che
discerne-in base a criteri incomprensibili - ciò che è ( e deve essere
considerato) vero da ciò che non lo è: Nell'emirato/ del lutto / vedo /
come oscurano/ le vie della lacrima. (Auspicio nella tazza del caffé).
In questa impari lotta con la violenza ceca e organizzata della macchina
statale, all'individuo non resta che abdicare, e ritirarsi in un ultimo,
effimero, rifugio di carta: non già allora il gesto "eroico" e
risolutore, ma quello simulato-ancora una volta la pantomima- non la
realtà, ma il sogno,il desiderio che la rivolta si compia: Ho ingoiato/
lo stato.(Struttura gustosa).Adesso stuzzico i denti /con due dita(Flu).
Ma anche questo non è che un miraggio, una illusione per non cader nella
follia . Chi infatti ha provato su di sé il freddo guanto dell'aguzzino
perde ogni ingenuità di "anima bella"; il poeta adesso ha paura e sa che
il passato può tornare a galla in ogni momento:La febbre della piazza/
cala./ Dalle tracce/ riemergono i dittatori.(Post mortem) .
Un altro grande tema in cui sprofonda lo sguardo indigatore del poeta
nella sua discesa agli inferi è la condizione dell'esilio, la fuga col
proprio paese,il rifugio in terra straniera e l'inizio di una nuova
vita.
Come testimonia Noé, l'esilio comincia innanzitutto come una lotta
contro lo straniamento , che apre ferite profonde nell'anima di chi lo
subisce , uno straniamento che nasce con le barriere linguistiche e si
prolunga con quelle dell'inserimento in culture e società diverse. Come
ha scritto un altro grande esiliato ,il poeta russo Josif Brodskij, "la
vita dell' esilio comincia da un passo , quella del ritorno a casa ne
conta mille,duemila.Infiniti".
Con gli stessi toni Noé ritrae la sua condizione di rifugiato in un
paese che non è il suo: così ,se gli incubi del passato non si
affievoliscono - Gabbia come spazio mortale,/ stretta anche perl'aria /
cavie con gli occhi obbedienti / sdraiate nel buio. (Cavie)- nella sua
nuova patria incontra una sorda indifferenza che talvolta lo fa
gridare:Vendo la mia testa /(nessuna risposta.)/Vendo il mio
onore/(nessuno si muove)./Vendo il mio sangue!/Mi picchiano.(Urli
davanti al supermarket). Talvolta lo fa cadere in una muta
rassegnazione:Adesso conosco tutte le uscite di Roma./Eppure non so come
si entra.
Con la scoperta di una nuova esclusione in terra straniera,dopo quella
già patita con l'allontanamento del proprio paese,il canto di Noé si
allinea ,anche in maniera diversa,all'esperienza di un’ intera
generazione di poeti - Brodskij,Milosz,Herbert,Kancev -come lui
costretti ad abbandonare patrie che non potevano soddisfare la loro sete
di libertà e a conoscere il gusto dolce-amaro di un
"Eldorado"occidentale forse diverso da quello sperato |