Bibliografia . IL REGNO DEL PROIBITO
. Anno:
Lingua:
1995
Albanese / Italiano



Il canto di Noé si allinea ,anche in maniera diversa, all'esperienza di un’ intera generazione di poeti
- Brodskij,Milosz,Herbert,Kancev -come lui costretti
ad abbandonare patrie che non potevano soddisfare
la loro sete di libertà.
  . Shpendi Sollaku Noé, Scampato dal diluvio

di Carla Gottardi e Cristiano Diddi

L'impegno letterario di Noé, per mezzo della lingua e di un lavoro formale intenso, ha raffigurato (e trasfigurato) la realta vissuta, talvolta superandola, per costruire uno spazio nuovo.
La natura stessa di questa antologia poetica, quarta in ordine cronologico dopo “La sfinge”,”I puledri azzurri” e “Spogliato per la seconda volta”, ce lo testimonia, proponendo ad ogni passo questa doppia traccia di lettura: da una parte quella eminentemente letteraria, poetica,dall'altra quella più strettamente politica, legata in particolare alla testimonianza biografica dell'autore. La scansione dei versi qui presentati è segnata da esili capitoletti recanti il titolo "pantomima", una parola dal sapore antico e popolare, che farebbe pensare al teatro spensierato dei saltimbanchi e dei burattini ,e all'azione tragicomica della tradizione "disimpegnata" . Invece, dietro ad accenni apparentemente innocui, sbuca fuori un’ arte rapace,torbida e pestilenziale,che a buon diritto può essere inserita in tutto un filone "nero" della tradizione europea ,che va dal "Marionettentheatter" di Kleist al "Teatro della crudeltà" di Artaud, ed oltre. In questa realtà angosciosa non c'è spazio per le "anime belle", ed anche i sentimenti, specie quelli più fragili, vengono soffocati.
Sotto la superficie apparentemente tranquilla delle immagini si agita qualcosa di inafferrabile, l'innquietudine dell'immobilità: le nature morte, come percorse dalle scosse di un terremoto sotterraneo, si crepano, esplodono, lasciando dietro di sé solo desolazione. Il risultato di tutto ciò , completato dall'utilizzo di forme linguistiche e prosodiche tanto contratte da apparire scarnificate,è un realtà assente e straniata, come straniato (nel senso letterale) è Noé,un nocchiero dal nome mitico,impegnato a trascinare il suo lettore oltre il Lete:quello letterario e al tempo stesso,un inferno reale, situato sull'altra sponda adriatica.
Questa è però anche la via che può far riguadagnare la realtà perduta. E cosi la poesia, intonando un canto sommesso-l'ultima versione a una storia disumanizzata-e muovendo col gesto discreto delle pantomima, dà voce alla resistenza umana, e rinverdisce i legami con la vita: specie quella più semplice,quella che osserva stupefatta le cose e ne coglie framenti di verità. In questa nuova condizione , cosi difficilmente conquistata , la contemplazione non è un privilegio,ma un tramite che unisce tutti gli esseri e permette di salvarli; l'osservazione del regno naturale diventa d'un tratto uno strumento per la percezione di sé stessi e una a priori della conoscenza dal quale si parte per formulare assiomi universali.E la natura parla di cose antichissime: Vento sconosciuto:/Una nuova sinfonia /dirige il bosco./ Ed è un concerto forte / per i vecchi alberi.. ( Vecchio bosco). Ma quando, strappato alla dolcezza della sospensione contemplativa, il poeta si risveglia -Svegliarsi/ in fondo / al precipizio./ Come sono pesanti /le ossa .(Dopo un sogno ) -ecco che riprende il suo impegno fra gli uomini ,e ricomincia a scavare con tono beffardo nelle contraddizion : Se fioriscono /soltanto/ fiori/ amari/ come può essere / dolce/ il miele?(Api). Gli hanno tagliato le mani./Poi /gli hanno dato/una bacchetta /per dirigere/Verdi.(Monco).Si riaprono così , in squarci improvvisi,dilemi eterni come la condizione umana nella storia, il rapporto fra l'intellettuale e il potere, i limiti dell' azione libera e consapevole in uno stato che ammette solo le verità ufficiali e che discerne-in base a criteri incomprensibili - ciò che è ( e deve essere considerato) vero da ciò che non lo è: Nell'emirato/ del lutto / vedo / come oscurano/ le vie della lacrima. (Auspicio nella tazza del caffé). In questa impari lotta con la violenza ceca e organizzata della macchina statale, all'individuo non resta che abdicare, e ritirarsi in un ultimo, effimero, rifugio di carta: non già allora il gesto "eroico" e risolutore, ma quello simulato-ancora una volta la pantomima- non la realtà, ma il sogno,il desiderio che la rivolta si compia: Ho ingoiato/ lo stato.(Struttura gustosa).Adesso stuzzico i denti /con due dita(Flu). Ma anche questo non è che un miraggio, una illusione per non cader nella follia . Chi infatti ha provato su di sé il freddo guanto dell'aguzzino perde ogni ingenuità di "anima bella"; il poeta adesso ha paura e sa che il passato può tornare a galla in ogni momento:La febbre della piazza/ cala./ Dalle tracce/ riemergono i dittatori.(Post mortem) .
Un altro grande tema in cui sprofonda lo sguardo indigatore del poeta nella sua discesa agli inferi è la condizione dell'esilio, la fuga col proprio paese,il rifugio in terra straniera e l'inizio di una nuova vita.
Come testimonia Noé, l'esilio comincia innanzitutto come una lotta contro lo straniamento , che apre ferite profonde nell'anima di chi lo subisce , uno straniamento che nasce con le barriere linguistiche e si prolunga con quelle dell'inserimento in culture e società diverse. Come ha scritto un altro grande esiliato ,il poeta russo Josif Brodskij, "la vita dell' esilio comincia da un passo , quella del ritorno a casa ne conta mille,duemila.Infiniti".
Con gli stessi toni Noé ritrae la sua condizione di rifugiato in un paese che non è il suo: così ,se gli incubi del passato non si affievoliscono - Gabbia come spazio mortale,/ stretta anche perl'aria / cavie con gli occhi obbedienti / sdraiate nel buio. (Cavie)- nella sua nuova patria incontra una sorda indifferenza che talvolta lo fa gridare:Vendo la mia testa /(nessuna risposta.)/Vendo il mio onore/(nessuno si muove)./Vendo il mio sangue!/Mi picchiano.(Urli davanti al supermarket). Talvolta lo fa cadere in una muta rassegnazione:Adesso conosco tutte le uscite di Roma./Eppure non so come si entra.
Con la scoperta di una nuova esclusione in terra straniera,dopo quella già patita con l'allontanamento del proprio paese,il canto di Noé si allinea ,anche in maniera diversa,all'esperienza di un’ intera generazione di poeti - Brodskij,Milosz,Herbert,Kancev -come lui costretti ad abbandonare patrie che non potevano soddisfare la loro sete di libertà e a conoscere il gusto dolce-amaro di un "Eldorado"occidentale forse diverso da quello sperato

Carla Gottardi Presidente della Sezione Italiana   
di Amnesty International  

Cristiano Diddi  
Coordinamento Pubblicazioni Sezione Italiana Amnesty International  

Roma , aprile 1995