In prosa . Barcodes
. Anno:2010

Pubblicato in italiano e inglese negli USA
Shpendi Sollaku Noé, un poeta baciato da Apollo

  . Prefazione di Stelvio Mestrovich Wotninsky

Dopo una serie di libri di alto livello (l'ultimo in ordine cronologico è il fenomenale "Abysses-Voragini",USA, 2009), il poeta albanese Shpendi Sollaku Noé, nato a Lushnja nel 1957, ci presenta adesso il poema dei labirinti "Codici a barre". L'Autore, professore, giornalista e, soprattutto, Poeta (con la "P" maiuscola, per distinguerlo dai "ciarlatani e venditori di versi taroccati" sempre più frequenti), vive in Italia, come rifugiato politico, dal 1992. Collabora con giornali e riviste impportanti, le sue opere sono state tradotte in diverse lingue, è attivo nella tutela dei diritti umani sia per gli emigrati sia per gli esuli politici. Questa premessa non è inutile. E' essenziale per capire chi ha scritto "Codici a Barre" e perché lo ha fatto. Una piccola ouverture per introdurci nel tema dell?opera. Nello scrivere il Poema "Codici a Barre", Shpendi Sollaku Noé è stato baciato dal dio Apollo, precettore dello spirito d?Arte come forma espressiva: della Musica e della Poesia,dio della Luce, intesa come conoscenza spirituale e profetica. E di profezie in questo poema ce ne sono a bizzeffe.
Il nostro Poeta albanese alza la voce, redarguisce, ammonisce e punisce i peccatori della nostra epoca. Non ha che l?imbarazzo della scelta. Ma difende i derelitti, i poveri, gli emigrati, i profughi, gli esuli politici. Imperversando con la forza di un ciclone, si scaglia contro le banche, contro le false democrazie, contro il marxismo, contro il capitalismo, puntando l?indice michelangiolesco contro ormai il quotidiano marciume, condannando senza pietà: [...] Teschio su teschio, ossa su ossa/fertilizzanti di lycium e erbacee,/niente lucciole,/zero merli,/ scomparsi i rospi./Pochi fulmini,/pioggia finta,/vuota la memoria degli odori/ma non manca l?impietoso:/Non era nato idiota,/è morto impazzito. Versi veementi, dove emergono la rabbia, la tristezza della realtà che ti corrode lentamente. E ancora:
[...]Mi carico sulle spalle i sarcofagi/E chiedo a te, spettro sotterraneo/a tempo indeterminato,/Come mai non hai saputo/Di mungere/O essere munto dalle finanziarie,/Di cavalcare il Pegaso degli interessi,/O tout court sbarcare il lunario?/Guardi intorno smarrito e non comprendi/Perché chiunque si trova al disopra di te,/Perfino i topi e gli scarafaggi,/Perfino i lombrichi e le larve.[...] Qui si punge, qui la Poesia si abbassa a sozza cronaca mondana, ma sempre racchiusa in una bella cornice dorata di versi stupefacenti. Per un esule politico la "gattabuia" è prediletta, è la prima e vera madrepatria.
[...] Perché là fuori la vita/Ti era peggio di un carcere[...]
[...] Perché là fuori l?amore ti era/Come la galera[...]
[...] Perché là fuori lo Stato ti era/Come una stretta gabbia[...]
[...] Perché là fuori il mondo ti è/Come un bagno penale:/programmato come nascere,/ programmato perché vivere,/programmato quando sparire. Ma la speranza dov'è? Volete saperlo? Shpendi Sollaku Noè registra: [...]
Vegetare ed essere pronti/a servire al provvidenziale bancomat,/a dormire come sempre per ultimi/e come sempre per primi alzarsi,/a constatare che il nostro corpo/è ancora felicemente integro/quando gli occhi scalpitano/per il mutuo di casa,/i piedi/operano per saldare le rate dell'auto,/il braccio destro/ accarezza/la nuova cucina,/ed il sinistro/coltiva la sala da pranzo;/quando per avere la sovvenzione/ ci pensa la vagina/e a volte deve fare il ganimede/anche il signor cazzo./Per il videofonino di ultima generazione/provvede l?indice destro,/per scaricare dall' internet la mail/logora il pollice sinistro,/per salvaguardare i supermarket/turbina il retto,/e per la boutique/il cranio del latitante cervello.[...]
Shpendi Sollaku Noé si erge a Dante Alighieri del XXI secolo: non ci sono bolge o gironi infernali, ma la visione è ugualmente terrificante. Leggendo "Codici a barre" ci sentiamo più che dannati, veri burattini che circolano per il mondo-inferno, dove al posto delle fiamme ci sono l?informatica, i mutui da pagare, le finanziarie, la banche sanguisughe, l?invidia, la gelosia, la ossessione dell'immagine, false religioni, assenza di cultura, falsità storiche, infami burocrazie, corruzione e inciviltà. Dio non c'è. Forse pure Lui si è fatto massone. Ogni tanto piove qualche scheggia celeste nell'apocalittico Buio. Scie di comete che passano presto e poi spariscono nel Nulla. Perché a nulla servono gli avvertimenti. [...] Andate, o gente, a strisciare/da grette canaglie,/a baciare le mani ai pietosi padrini,/a leccare i piedi/agli amministratori bancari,/a lacerare le ginocchia in delirio/verso l'apparizione sacra,/a flagellare il maligno nel teschio,/a incidere sulla schiena serpenti sanguinanti,/che sia eterna la preghiera:
Banca Nostra che sei in terra ?
E con questi puntini di sospensione termina il Poema "Codici a Barre" di Shpendi Sollaku Noé. Mai letto un Poema così bello, ma sconcertante; così pregno di lirismo, ma amaro più del veleno; così veritiero, da rileggere subito le Sacre Scritture; così quotidiano, da rimpiangere il passato; così pungente, da mettersi i guanti nello sfogliare le pagine.

Stelvio Mestrovich Wotninsky, 2010