Bibliografia         Mëzat e kaltër       I puledri azzurri
Anno:



Titolo originale:


Lingua:

1987 (censurato e ripubblicato con pagine mancanti e versi cambiati dalla redazione nel 1988)

Mëzat e kaltër


Albanese


 


All'inizio questo libro si intitolava "La sfinge". Nell'anno 1976, per "La sfinge", il grande scrittore Ismail Kadaré (dal 1989 esiliato politico in Francia), scrisse all'editore del regime: "Caro... l'autore di questi versi è un ragazzo di talento, di ispirazione originale. Chiedo gentilmente di fare la recensione di questo libro". La domanda di Kadaré viene bocciata. Tutto ciò che era bello per Kadaré, per l'editore del regime era brutto."La Sfinge" fu rifiutata e all'autore viene intimato di ritornare nel cliché tradizionale del realismo socialista.
Nel febbraio del 1987, dopo anni di censura, Noè riesce a pubblicare il libro "I puledri azzurri". L'autore si recò alla Lega degli Scrittori per godere il successo, ma nel bar, tra gli scrittori si sussurrava il destino del libro: al macero! Avvisato da altri giovani autori confidenti della Casa Editrice principale di Tirana, Noè, assieme con la sua fidanzata, si reca al Combinato Poligrafico e, pregando i tipografi, riesce a "rubare" una sola copia della sua "creatura".
E stato un fatto decisivo .Quando il censore, determinato, riteneva che il libro era destinato a finire "al macero", Noé estrae la copia del suo libro "rubato" dal cappotto. Il censore, beffato, dopo ore di polemiche, obbliga l'autore ad accettare un "compromesso": far circolare il libro, ma senza "i versi incriminati".
Nella seconda versione de "I puledri azzurri", (febbraio 1988) mancano poesie intere e tanti versi sono stati scritti dagli editori! L'unica copia completa del libro si trova nell'archivio dell'autore.
Da segnalare la difesa fatto a questo libro da noti scrittori quale N.Jorgaqi e, soprattutto dal grande poeta albanese F.Arapi che disse:" Portare questo autore al macero significa applicare l'inquisizione medioevale"!
 

Alcune delle poesie censurate

***
La roccia
adesso
è
scavata.
Ma
anche
l'onda
è
morta.



***
La nuvola se ne andata.
Il cieli scarichi, sgombrati,
spettrali.
Il rapace non si vede
ma si sente il battito delle ali.

 


***
Dimenticare la lacrima secca
della fonte serena,
la gemma rotta del marzo precoce,
dimenticare,
dimenticare le ciglia stanche
nella vuota attesa,
lo strofinamento delle dita nei capelli.
E portare nella faccia,
e fissare sulle labbra
un falso sorriso.

 

***
Barcollo,
ma non cado, braccando
la prossima delusione.

 

 

 


PULEDRO DIETRO IL CARRO*
Legato dietro ad un carro
nitrisce un puledro.
Zoccoli fermi, sguardo che corre,
criniera infiammata.

Sbatte, si alza, morde il freno
imbizzarrendosi ribelle
non fiuta l'occhio della cavalla
piangente che lo accarezza.

E il pelato carrettiere
ignora l'accaduto
e hy ! e ho! a tutta briglia,
e graffiante sussurra:

Di qua, di qua ,cavallo acerbo
dove ti mandano le redini.
Se non ti va questo sentiero
ti obbliga il nerbo.

Stringe la corda sfacchinata
sul fango infinito.
Le narici-piccoli vulcani
di un puledro sfinito.

* scritto mentre stavo abbandonando l'infanzia,1971.


***
Gli hanno tagliato le mani.
Poi
gli hanno dato
una bacchetta
per dirigere
Verdi.

 

 


***
Gabbia con spazio mortale,
stretta anche per l'aria.
Cavie con gli occhi obbedienti
sdraiate nel buio.
Il sogno ferito del cielo
muore dietro ai cancelli.



***
Svegliarsi
in fondo
al precipizio.

Come sono pesanti
le ossa!

 

 

 

***
Nell'empireo strisciano nuvole sterili
in tetraggine ipocrita promettono pioggia.

Un giorno...
Un mese...
Un anno di strisciate...

La terra invano allunga le labbra.

 

***
Se fioriscono
solamente
fiori
amari,
come può essere
dolce
il miele?

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