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La roccia
adesso
è
scavata.
Ma
anche
l'onda
è
morta.
***
La nuvola se ne andata.
Il cieli scarichi, sgombrati,
spettrali.
Il rapace non si vede
ma si sente il battito delle ali.
***
Dimenticare la lacrima secca
della fonte serena,
la gemma rotta del marzo precoce,
dimenticare,
dimenticare le ciglia stanche
nella vuota attesa,
lo strofinamento delle dita nei capelli.
E portare nella faccia,
e fissare sulle labbra
un falso sorriso.
***
Barcollo,
ma non cado, braccando
la prossima delusione.
PULEDRO DIETRO IL
CARRO* Legato dietro ad un carro
nitrisce un puledro.
Zoccoli fermi, sguardo che corre,
criniera infiammata.
Sbatte, si alza, morde il freno
imbizzarrendosi ribelle
non fiuta l'occhio della cavalla
piangente che lo accarezza. E il pelato carrettiere
ignora l'accaduto
e hy ! e ho! a tutta briglia,
e graffiante sussurra:
Di qua, di qua ,cavallo acerbo
dove ti mandano le redini.
Se non ti va questo sentiero
ti obbliga il nerbo.
Stringe la corda sfacchinata
sul fango infinito.
Le narici-piccoli vulcani
di un puledro sfinito.
* scritto mentre stavo
abbandonando l'infanzia,1971.
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Gli hanno tagliato le mani.
Poi
gli hanno dato
una bacchetta
per dirigere
Verdi.
***
Gabbia con spazio mortale,
stretta anche per l'aria.
Cavie con gli occhi obbedienti
sdraiate nel buio.
Il sogno ferito del cielo
muore dietro ai cancelli.
***
Svegliarsi
in fondo
al precipizio.
Come sono pesanti
le ossa!
***
Nell'empireo strisciano nuvole sterili
in tetraggine ipocrita promettono pioggia.
Un giorno...
Un mese...
Un anno di strisciate... La terra invano
allunga le labbra.
***
Se fioriscono
solamente
fiori
amari,
come può essere
dolce
il miele? |